Maracaibo: ecco com'è
Dopo aver lavorato al Maracaibo nei venerdì dell’estate 2004 ci sono tornato, da inizio febbraio di quest’anno domini 2006. Girano molte voci sul locale, per ogni aspetto. Come succede per tutti i locali. Beh, io ci sono dentro, e dico le cose come stanno. La gente - Si vocifera tanto sull’età media dei clienti, ma provate ad esserci un sabato sera e vi accorgerete che la fascia non è così bassa. Non sarà una media di 30 anni, ma di sicuro è più di 16 o 18, e tutti quelli che ci sono si divertono davvero, dall’inizio alla fine della musica, e anche oltre se non dovessimo fermarci per l’orario. La direzione - Chi gestisce il locale è cordiale, sempre di parola e chiaro nel parlare, senza giri di parole o peli sulla lingua, e anche se la mia esperienza è sempre stata solo di “dipendenza” e non di organizzazione penso sia così che si porta avanti un locale. Si dice una cosa e si mantiene la linea, se ci sono cambiamenti si dicono, se non va qualcosa lo si dice chiaro e tondo. E tutto il mondo dovrebbe funzionare in questo modo. Li ringrazio di essere così. Lo staff - Lo staff è unito, ma più che altro parlo di quello artistico. Sono stato sempre convinto che sparlare non serve a nulla, a parte far percepire la tensione alla gente e rovinare le serate, istantaneamente o deteriorandole col tempo. Noi rispettiamo quest’idea, e non solo: chi fà da anni il proprio lavoro segue chi inizia, e chi lavora da meno apprende in modo molto umile, e impara in fretta. Se e quando qualcuno ha bisogno di una mano c’è sempre chi gliela dà. Così si lavora, si collabora, si convive in un locale. Non vuol essere uno spot pubblicitario, bensì un chiarimento.