Manco fossimo in Scrubs
Lunedì mattina, giorno del mio rientro al lavoro dalle ferie, Lisa non si è sentita bene, e avevamo avuto qualche avvisaglia già domenica. Lei è una che sopporta il dolore, addirittura se ha ad esempio un qualche mal di pancia non assume medicinali, soffre e aspetta che passi. Ma lunedì non ce la faceva, così ha chiesto di essere accompagnata al Pronto Soccorso, significa che era proprio ko. Mentre io ero preoccupato e bloccato al lavoro lei attendeva pazientemente in codice verde. E’ arrivata all’ospedale alle 12 in questo primo giorno di calvario, ha aspettato fino quasi alle 17 per fare le analisi, e quando sono arrivato, alle 21 circa, stava ancora in sala d’aspetto con un ago da flebo nel braccio. Solo alle 21.30 la chiamano e le dicono che deve essere ricoverata in osservazione. Andiamo sul piano, attendiamo il medico che confermi il tutto, passa un’altra ora. Flebo varie di soluzione salina, antibiotico, zuccheri. Sono previste 4 visite, roba di routine. Dopo la prima notte i medici annunciano queste visite, ma mettono le mani avanti parlando di emergenze che rallentano il lavoro. Siamo al secondo giorno (conto anche il primo, di attesa all’ER) e le fanno le prime due visite. Un po’ a sorpresa le dicono che deve restare lì anche giorno dopo, vabbè, si fa. Mancano 2 visite, ma si aspetta solo il pomeriggio alle 15 per far una delle due. Terzo giorno eh. Si attende per l’altra, invano. Lisa è alquanto spazientita, dopo gli antibiotici della notte tra lunedì e martedì si sente bene, considera lo star lì solo una perdita di tempo. La quarta visita non arriva, un’altra notte di ricovero la aspetta. Vorrebbe firmare per tornare a casa, i suoi e il sottoscritto non sono d’accordo, «abbi pazienza, domani te la fanno e torni a casa». Litighiamo, praticamente mi caccia dall’ospedale. Quarto giorno. Giro dei medici, si profila un altro giorno ospedaliero, della visita nemmeno l’ombra. Anzi, paventano un’altra notte lì! La visita? Ehm, boh, nemmeno l’ombra. Così la Piccola si decide e chiede di essere dimessa. E per fortuna che il sistema sanitario italiano sarebbe uno dei migliori al mondo.